In particolare, a metterci in difficoltà sono i nomi di luoghi (alzi la mano chi non è arrossito per l’incertezza nel parlare di Versailles) o, ancor peggio, di personaggi celebri. Ad esempio, non vorrei mai trovarmi nei panni di un oratore al momento di citare un film con Matthew McConaughey. Ma anche nomi più illustri generano dubbi. Tempo fa mi imbattei in un ragazzo, laureato in filosofia, che sosteneva che la pronuncia corretta di Nietzsche fosse nich’, con un suono finale simile a beach (lo trascrivo in maniera “intuitiva”, senza ricorrere all’alfabeto fonetico). Io ricordavo, dal liceo in poi, di aver sempre sentito dire dai miei professori nice, con una e finale ben marcata, tant’è che Gozzano poté confezionare la celebre rima Nietzsche/camicie nella Signorina Felicita.
Lì per lì non potemmo controllare chi avesse ragione, perché non avevamo una connessione Internet a disposizione, ma il Web, che qualcosa ci ha tolto, molto altro ci offre e possiamo usare diversi strumenti per controllare la pronuncia di una parola. Tra i più usati vi è Forvo, che si serve della pronuncia degli utenti in tutte le lingue del mondo e può togliervi ogni dubbio sulle parole che più vi mettono in difficoltà, come Leicester (grazie a Claudio Ranieri ormai sulla bocca di tutti, anche se non sempre correttamente) o stage (che si pronuncia alla francese, sebbene nessuno vi possa vietare di usare l’inglese per riferirvi al palcoscenico e fare i fighi a un concerto). Per non parlare poi di nomi quali Tamara de Lempicka, Abraham Yehoshua, Egon Schiele, Goethe ed Escher. Un altro dubbio molto diffuso riguarda la pronuncia di Wikipedia (a cui risponde Wikipedia stesso), mentre i fashion victim si chiedono come si pronunci Desigual e Peuterey.
Non solo, anche le parole italiane spesso ci fanno vacillare nell’incertezza su quale sillaba richieda l’accento. Una questione così spinosa che l’Accademia della Crusca ha messo a disposizione un prontuario sulle parole che maggiormente creano dubbi, come abbaino, edema, mollica, persuadere, pudico, rubrica, tralice o l’immancabile utensile.
Non avete più scuse, insomma. Prima di lanciarvi nella pronuncia di una parola ostica, vi basterà accennare un colpo di tosse, dire che vi sta chiamando una persona a cui dovete rispondere per forza e allontanarvi per dare un’occhiata chiarificatrice allo smartphone.
(Ah, la pronuncia corretta di Nietzsche è questa. Come a dire che la verità sta sempre nel mezzo.)