Mettiamo un po’ l’accento sull’apostrofo

fa_la_cosa_giusta_3Nell’empireo degli errori più frequenti nella lingua italiana, quello in cui (quasi) tutti almeno una volta sono incappati è un con l’accento, al posto di un po’ con l’apostrofo, forma invece corretta, perché sta per un poco, da cui cade la seconda sillaba. Come mi spiegò alle elementari la mia maestra Anna, quando cade un pezzo di parola l’altra parte piange e quella lacrimuccia è l’apostrofo.

L’apostrofo ballerino di un po’ è però solo uno dei piccoli-grandi errori più frequenti, soprattutto nello scritto quotidiano, quello che usiamo su WhatsApp, Facebook, ecc. Ecco quindi una guida sugli errori più comuni su accenti e apostrofi, da avere sempre a portata di mano.

  • Siccome è bene ripeterlo, si scrive po’, non .
  • Si scrive d’accordo, con l’apostrofo (sì, di nuovo lui) e non tutto attaccato daccordo. Questo perché sta per di accordo.
  • Si scrive c’entra, non centra. Quest’ultimo può essere una voce del verbo centrare (Mario centra il bersaglio ogni volta), ma non si può utilizzare quando si intende dire che una cosa non ha attinenza con un’altra. In questo caso si dirà c’entra, perché significa ci entra, di nuovo con l’apostrofo a segnalare la caduta di una vocale. (La tua domanda non c’entra nulla con il mio discorso). 
  • , con l’accento, si usa come terza persona singolare del verbo dare all’indicativo (Luigi dà alla moglie un bacio). Da, senza accento, è una preposizione semplice (Vado da mia mamma). Inoltre, la forma da’, con l’apostrofo, è la forma dell’imperativo (Da’ a Marco le chiavi!). L’accento e l’apostrofo sono importanti, perché distinguono parole dal significato e dal ruolo sintattico totalmente diverso.
  • , con l’accento, è un avverbio di affermazione. Si, senza accento, è particella pronominale per le forme riflessive (Si fa così? Sì!).
  • Qual è non vuole l’apostrofo. Punto. Non si discute, nemmeno se a dirlo è Saviano (se non ricordate di cosa si parla, leggete qui), come è spiegato bene qui.
  • Si scrive fa (terza persona dell’indicativo del verbo fare) e non . Anche in questo caso, fa’, con l’apostrofo, è imperativo (Fa’ la cosa giusta, che è anche il titolo di uno dei più noti film di Spike Lee, del 1989, Do the Right Thing).
  • L’articolo indeterminativo un vuole l’apostrofo e diventa un’ davanti ai nomi femminili (Ho mangiato un’arancia e un mandarino). Se proprio non riuscite a ricordarlo, tenete a mente la storia della lacrimuccia e immaginate che per ogni parola femminile l’articolo si innamori e languisca d’amore… giusto un po’.

Pubblicato da Carmela Giglio

Cacciatrice di sinonimi, scalatrice di costrutti sintattici, esploratrice di ambiguità semantiche, con un'improvvida attrazione per tutto ciò che è visuale e visionario.