Oltre alle moltissime sigle usate nel linguaggio finanziario e commerciale, sono esplosi negli ultimi anni milioni di acronimi usati tra i più giovani. Tra meme che girano sui social e serie tv che spaziano tra NYC e DC, siamo arrivati quindi in contatto anche noi con questa nuova forma di comunicazione, incomprensibile quanto l’ascesa politica di Donald Trump.
Gli adolescenti americani, a quanto pare, ormai comunicano quasi solo tramite queste sigle e tendono a trasformare in acronimo qualunque espressione ricorrente.
Tra gli acronimi inglesi più ricorrenti abbiamo ASAP (As Soon As Possible), BFN (Bye For Now), OMG (Oh, My God) o il celeberrimo LOL (Laughing Out Loud, che ha assunto con il tempo un significato autonomo, come mostrato da un recente articolo dell’Atlantic). Molti acronimi sono piuttosto scurrili, seppur icastici, come nel caso di WTF (What The Fuck?), che personalmente adoro. Alcuni hanno iniziato a designare categorie umane, vedi alla voce MILF (Mother I’d Like to Fuck, che non indica l’oggetto di una pulsione incestuosa, ma solo una donna attraente, seppur non più giovanissima). Sono molti poi gli omofoni, in cui cioè poche lettere hanno lo stesso suono di una parola o di una frase più articolata, come CU (See You) o QT (che suona come cutie, carino).
E in Italia? Oltre ai grigi FIAT (anzi, FCA), ABI e CAB, i nostri vanti possono essere il C6?, le varie contrazioni che centrifugano i comunque in cmq, i qualcuno in qlc, questo in qst e quello in qlo, senza dimenticare ovviamente l’acronimo per antonomasia, che, forte della sua geniale stupidità, ha deturpato con grazia e irriverenza i banchi scolastici per generazioni, quel mieloso TVB che si è moltiplicato e trasformato in TVTTTTTB (esagerati!), TAT (ti amo tanto) o TVS, ti voglio sposare, interpretabile anche in maniera più spinta, as you like it (o AYLI se il Bardo avesse avuto un profilo Instagram).