Tu, lei, voi: interlocutori fuori e dentro il Web

bill-murrayNavigando su un sito di informazioni turistiche della costa croata, mi sono imbattuta in un pop up che invitava a iscriversi alla newsletter esclamando “Si iscriva!”. Dopo essermi accertata che non ci fosse nessuna ottuagenaria dietro di me a cui poteva essere rivolto il messaggio, mi sono resa conto che altre diciture erano in francese e che il testo era stato tradotto volgendo il vous con il nostro lei, scelta legittima in un altro contesto, ma fuori luogo sul Web.

Come sanno bene gli esperti di SEO, e come può facilmente intuire chiunque navighi su Internet, l’interlocutore di un sito può essere interpellato con il tu o con il voi (non il voi del Ventennio né quello ancora in uso in parte dell’Italia meridionale), tanto che la scelta tra questi due pronomi allocutivi è una delle questioni su cui ci si sofferma sempre nelle discussioni sulle strategie di Web Marketing e di Web Copywriting.

Nelle comunicazioni sui social e sui forum è solitamente indicato l’uso del tu, tanto che il lei può essere avvertito negativamente, indicando distacco, sarcasmo, aggressività o, nella migliore delle ipotesi, senescenza. Se nei commenti a un articolo di un quotidiano online Tizio01 critica il pezzo, Caio02 può ribattere dicendo: Caro Tizio01, la tua critica è davvero fuori luogo, sei proprio il tipico disfattista e populista che ha portato questo paese allo sfascio… e via dicendo. Ma potrebbe anche scrivere Caro Tizio01, la sua critica è davvero fuori luogo, lei è proprio il tipico disfattista e populista che ha portato questo paese allo sfascio… Ecco che nella mente di Tizio01 prende corpo una rabbia cieca e incontrollabile: Oh, ma chi si crede di essere ‘sto Caio02? Mo’ lo riempio di insulti!

E il lei? Se l’uso del tu è consentito, anzi consigliato, nelle discussioni tra “pari”, un’eccezione può esserci nel caso in cui uno dei due interlocutori abbia un ruolo esplicito e riconosciuto che gli conferisce una certa autorevolezza. È il caso dei siti in cui si chiedono consigli a medici ed esperti di varie discipline e a vario titolo, situazioni insomma in cui la “distanza sociale” dei normali rapporti umani viene ripristinata e ci si comporta come quando si va dal dottore.

Negli articoli dei portali istituzionali, dei siti di informazione, nei blog, invece, in cui si parla di comunicazione Many-to-Many o One-to-Many, è davvero impensabile sentirsi rivolgere il lei leggendo un articolo, soprattutto per quanto riguarda i cosiddetti “How-to”, che insegnano a fare qualcosa (qualsiasi cosa!) e devono indirizzarsi necessariamente a un interlocutore, sia esso il tu in cui si possono immedesimare tutti o il voi in cui sono effettivamente compresi tutti, evitando algide formule impersonali (Si proceda con… si inserisca…) e neanche prendendo in considerazione il lei (Proceda con… inserisca…), usato invece non di rado nei manualetti di istruzione (cartacei) di elettrodomestici e affini.

raffaella-carraMa da cosa deriva l’imperversare del tu a scapito del lei in Internet (e, più in generale, nella lingua di tutti i giorni, come segnalato – e condannato  – da Umberto Eco tempo fa)?

I fattori sono molti: innanzitutto, Internet prende in prestito il linguaggio di altri media: dagli slogan della pubblicità, in cui il brand è fatto apposta per te, di certo non per lei, al linguaggio radiofonico e televisivo, con il classico Ciao, da dove chiami e come ti chiami? di molti quiz televisivi, a partire da programmi come Pronto Raffaella? e Non è la Rai (trasmissioni dal registro linguistico simile, entrambe partorite dalla mente di Boncompagni), fino ai più recenti reality e talent show in cui il lei è totalmente bandito. Anche la carta stampata, pur preservando lo spazio sacro dell’articolo, che non prevede alcun tipo di interlocutore esplicito, ha fatto uso del tu confidenziale, con le varie tipologie di posta del cuore, da quella di Cioè fino a quella di Gramellini.

Si può poi ovviamente chiamare in causa anche la nostra anglofilia patologica, che può fare da capro espiatorio per un buon numero di peccati linguistici, non da ultimo il contagio con la perversa assenza di un pronome di cortesia inglese assimilabile al nostro lei.

Infine, è evidente quanto il Web stesso, che liquefa i contorni reali delle persone, tenda a trasformare ogni essere umano in un utente, pari ad altri milioni di altri utenti, in cui le gerarchie e le differenze spariscono, nel bene e nel male. Quasi una riedizione, seppur tutta terrena, della livella: muort’ si’ tu e muort’ so’ pur’io / ognuno comme a ‘nato è tale e quale.

Pubblicato da Carmela Giglio

Cacciatrice di sinonimi, scalatrice di costrutti sintattici, esploratrice di ambiguità semantiche, con un'improvvida attrazione per tutto ciò che è visuale e visionario.