[risposte in pillole] Come si forma il plurale delle parole straniere in italiano?

plurale delle parole straniereDurante un suo concerto, Adele ha fatto salire sul palco due fan… oppure due fans? Al festival di Cannes ho visto tre film… o tre films? Come si forma, cioè, il plurale delle parole straniere che usiamo in italiano o, meglio, con i forestierismi non adattati?

Si tratta di un caso particolare, per cui esiste una regola generale, che non sempre è facile applicare, perché comporta un ampio margine di discrezionalità in chi parla o scrive. La regola vuole che i prestiti entrati pienamente nella lingua d’arrivo rimangano invariati e che (nel caso, più frequente, di parole francesi e soprattutto inglesi) non si metta la –s finale.

Quindi parole come croissant, foulard, fan, film, hamburger, file, mouse (che al plurale farebbe mice! Voglio vedervi a dire Ho comprato due mice…) non vogliono il plurale, mentre – in teoria – parole non ancora “adottate” pienamente dalla nostra lingua, termini specialistici o lemmi per cui non esistono dei corrispettivi italiani plausibili si possono volgere al plurale.

Il problema però è che ormai tutti i termini che entrano nella nostra lingua, in particolare quelli dall’inglese, vengono automaticamente fagocitati dal linguaggio quotidiano e non è facile stabilire quando una parola ha fatto il suo ingresso ufficiale nell’uso comune, soprattutto perché  bisogna stabilire quale sia quest’uso comune. Quello dei cosiddetti Millennials (termine che, tra l’altro, è subito entrato nell’uso al plurale) o quello dei loro genitori? Anche nel caso dei Millennials, vi sono poi delle distinzioni da fare: alcuni si limitano a usare WhatsApp e Facebook e altri hanno aperto una start up che ha sviluppato un’app per mobile che invia un alert ogni volta che individua un possibile buyer sul proprio sito di e-commerce, ecc.

Quindi il forestierismo in un caso suonerà ancora “esotico”, nell’altro equivarrà a parole come mortadella o portapenne. La regola aurea dell’uso comune, dunque, è molto pericolosa e rischia di farvi fissare la s sulla tastiera per ore, bloccando ogni vostra attività collaterale. Anche Luca Serianni, nume tutelare di tutti coloro che si pongono dei dubbi sull’uso dell’italiano, invita a estendere la pratica di mantenere invariati tutti i forestierismi, evidenziando magari, con le virgolette o il corsivo, termini specialistici o da poco entrati nella nostra lingua (Italiano, Garzanti, Milano 2000, p. 106).

Quindi, meglio non usare mai il plurale delle parole straniere: state certi che anche i termini che ora vi sembrano più lontani tra pochi giorni saranno sulla bocca (e sugli schermi) di tutti.

Pubblicato da Carmela Giglio

Cacciatrice di sinonimi, scalatrice di costrutti sintattici, esploratrice di ambiguità semantiche, con un'improvvida attrazione per tutto ciò che è visuale e visionario.