Fatti un giro di upcycling

Upcycling può sembrare il nome di uno sport bruciagrassi, una pedalata a velocità inumana su cyclette dalla forma inutilmente aerodinamica, perché mai destinate a fendere l’aria. In realtà l’upcycling, parola dell’anno per il Cambridge Dictionary (un 2019, inutile ricordarlo, tutto all’insegna della sostenibilità ambientale e delle pressanti e sacrosanti richieste dei ragazzi di Greta e di Fridays For Future), è qualcosa di più importante dello scolpire le natiche a suon di pedalate.

Natiche scolpite grazie all'upcycling?
Natiche scolpite grazie all’upcycling?

Se dico recycling, subito pensate alla pratica del riciclo (chiedendovi magari perché lo dico in inglese). Se dico upcycling, invece, mi riferisco a un’evoluzione del semplice riciclo. Riciclare i materiali, infatti, non avviene sempre allo stesso modo e con gli stessi risultati. La carta o la plastica, ad esempio, una volta riciclate, danno vita a un materiale qualitativamente inferiore (se dico carta riciclata, potete chiudere gli occhi e pensare alla ruvidezza, fragilità e puzza che evoca questa parola, anche se, a onor del vero, oggi le tecniche per riciclare i materiali consentono di ottenere risultati sempre migliori).

Ciascun materiale, una volta riciclato, va incontro quindi a un certo grado di degradazione, di perdita di caratteristiche proprie del materiale di partenza (ciò accade in minor misura nell’acciaio, ad esempio, proprietà che fa di questa lega uno dei materiali più riciclati in assoluto). La perdita di caratteristiche del prodotto riciclato si chiama downcycling (sì, è una parola deprimente, lo so).

Quando invece i processi di riciclo consentono di non perdere alcuna qualità (o solo una piccola parte) del materiale di partenza si parla di upcycling. E di upcycling si parla anche, e soprattutto, quando si fa riferimento al riciclo creativo. Chi si diletta a fare braccialetti con le bottiglie di plastica, orecchini con i tappi delle bottiglie o mobili shabby chic con i pallet rubati al supermercato sta facendo upcycling (oltre che commettere un furto ai danni della grande distribuzione, seppur con il nobile scopo di arredare la propria casa in maniera incantevole). Chi trasforma la spazzatura in qualcosa di figo sta quindi convertendo i rifiuti direttamente in prodotti che hanno una nuova funzione e un nuovo valore, superiori a quello di partenza. Un esempio virtuoso di economia circolare insomma.

pallet01
Vi è venuta voglia di salottini in pallet sul terrazzo, eh?

Come detto, upcycling è stata decretata parola dell’anno 2019, ma esiste dal 2011, benché ancora misconosciuta. Nell’ultimo anno, però, ha visto un vero e proprio boom di ricerche sul sito del Cambridge Dictionary, anche a seguito di un post dell’account Instagram, @CambridgeWords, che ne faceva dono ai suoi follower nell’aprile del 2019.

Da lì tutti (o quasi) a parlare di upcycling, dentro e fuori le palestre in cui si scolpiscono le natiche, dentro e fuori i supermercati in cui la gente si infila i pallet sotto la giacca. Una parola nuova ma non nuovissima, sicuramente non riciclata ma più opportunamente upcyclata.

Pubblicato da Carmela Giglio

Cacciatrice di sinonimi, scalatrice di costrutti sintattici, esploratrice di ambiguità semantiche, con un'improvvida attrazione per tutto ciò che è visuale e visionario.