Gli emoji, però, sono così tanti che in rete sono stati creati glossari con la spiegazione di ciascun simbolo, spesso con interpretazioni fantasiose o con creativi suggerimenti d’uso, per ovviare agli svariati problemi di comunicazione che determina il loro uso. La prima difficoltà nasce dal fatto che, a seconda della piattaforma di utilizzo (Apple, Samsung, LG, ecc.), gli emoji possono variare: per cui se sei convinto di inviare una faccina che ride innocente e spensierata può accadere che il tuo interlocutore riceva un tiratissimo ghigno a denti stretti (per usare uno tra gli esempi più citati, anche da diverse ricerche universitarie).
Non solo, pensiamo a tutta la gamma di baci che si possono inviare, alle linguacce, che personalmente evito di usare perché non ho mai capito fino in fondo cosa vogliano dire (Sto scherzando? Gnam, che buono? Voglio dedicarmi al sesso orale?) e a tutta la sterminata serie di disegnini che ritraggono qualunque cosa, dalle balene ai megafoni, al punto che se vuoi chiedere a un amico di venire in piscina con gli emoji devi perdere dieci minuti a trovare l’emoticon del tizio che nuota. Insomma, nati per semplificare la comunicazione, pare che gli emoji la stiano complicando. Più semplice, quindi, scrivere “Vuoi venire a nuotare?” oppure “Ok, che sesso orale sia!”.