Do you speak emoji?

forrest gumpAll’inizio è stata l’elettrizzante novità dei segni di punteggiatura che potevano animarsi, sorridendoci o strizzando l’occhio con fare ammiccante. Poi fu la volta delle emoticon, così simili agli smiley (come quelli che avevamo da piccoli sulle magliette e in cui si imbatte anche Forrest Gump) e che iniziarono ad affollare le nostre chat di MSN, prendendo sempre più vita man mano che passavano gli anni, sbellicandosi dalle risate, riversando fiumi di lacrime sullo schermo o stampandovi sopra baci in maniera lasciva. Con l’atterraggio di WhatsApp e di altri social network nelle nostre vite abbiamo iniziato a chiamarli emoji (gli emoji o le emoji? È questa una delle parole dal genere ambiguo su cui si è pronunciata anche la Crusca). Potendo averli sempre in tasca, a portata di mano per qualunque occasione, abbiamo cominciato a usarli al posto delle parole, rendendoli protagonisti di un linguaggio parallelo a quello comune, in cui anche la punteggiatura è mutata, tanto che nel 2015 l’emoji che ride con le lacrime agli occhi è stato eletto parola dell’anno e di recente ha visto la luce l’hashtag #emojitaliano, con veri e propri esercizi di stile in emojiese.

Gli emoji, però, sono così tanti che in rete sono stati creati glossari con la spiegazione di ciascun simbolo, spesso con interpretazioni fantasiose o con creativi suggerimenti d’uso, per ovviare agli svariati problemi di comunicazione che determina il loro uso. La prima difficoltà nasce dal fatto che, a seconda della piattaforma di utilizzo (Apple, Samsung, LG, ecc.), gli emoji possono variare: per cui se sei convinto di inviare una faccina che ride innocente e spensierata può accadere che il tuo interlocutore riceva un tiratissimo ghigno a denti stretti (per usare uno tra gli esempi più citati, anche da diverse ricerche universitarie).

emoji

Non solo, pensiamo a tutta la gamma di baci che si possono inviare, alle linguacce, che personalmente evito di usare perché non ho mai capito fino in fondo cosa vogliano dire (Sto scherzando? Gnam, che buono? Voglio dedicarmi al sesso orale?) e a tutta la sterminata serie di disegnini che ritraggono qualunque cosa, dalle balene ai megafoni, al punto che se vuoi chiedere a un amico di venire in piscina con gli emoji devi perdere dieci minuti a trovare l’emoticon del tizio che nuota. Insomma, nati per semplificare la comunicazione, pare che gli emoji la stiano complicando. Più semplice, quindi, scrivere “Vuoi venire a nuotare?” oppure “Ok, che sesso orale sia!”.

Pubblicato da Carmela Giglio

Cacciatrice di sinonimi, scalatrice di costrutti sintattici, esploratrice di ambiguità semantiche, con un'improvvida attrazione per tutto ciò che è visuale e visionario.